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  Non solo bulldog... 

(le mie letture)

 

              Da un anno a questa parte ho ripreso il gusto di leggere e con  sistematicità, tra gli altri debbo ringraziare proprio l’autore di questo romanzo che l’anno scorso ebbe tanto successo e tanto scalpore (scandalo) suscitò nella stampa e nella critica: Pietrangelo Buttafuoco, giornalista (di destra) ed ora affermato scrittore (di destra). Il romanzo s’intitola “Le uova del drago”, edito da Mondatori nel 2005.

Mi sono sempre piaciuti i romanzi storici e questa opera prima mi incuriosiva particolarmente: conoscevo l’autore come giornalista su Tempi o il Foglio ed ora per Panorama, a volte ne apprezzavo le fulminee battute anche se non sempre “politically correct  - e come potevano esserlo da uno che non disprezzava dichiararsi di destra, anzi fascista!

Il romanzo, scritto con un linguaggio asciutto ma al tempo stesso con un respiro epico e poetico, descrive un aspetto poco conosciuto della seconda guerra mondiale dal punto di vista di chi la persa (quella guerra): è ambientato in Sicilia (terra dell’autore) e racconta la vicenda di alcune spie tedesche nella Sicilia “liberata” da americani ed inglesi. La verità delle vicende si confonde con la rappresentazione teatrale dell’opera dei pupi, lasciando al lettore il compito di approfondire o meno gli spunti e le provocazioni che il testo fa emergere. Per facilitare questo compito al termine del romanzo è proposta una ricca bibliografia, alcuni di questi testi non ancora tradotti in italiano. L’autore orgoglioso di essere siciliano e di appartenere ai cosiddetti  “sconfitti”  ha il merito di aprire la nostra mente ad una  visione della realtà secondo schemi non ufficiali, senza per questo non essere credibili e veritieri. Da leggere.  – Voto: 7.

 

            Questo volume invece è un saggio, scritto da dei chimici: Francesco Mari ed Elisabetta Bertol. L’argomento è suggestivo per quanto inquietante, dal titolo: “Veleni – intrighi e delitti nei secoli”, edito da Le Lettere nel 2001.  L’attività degli autori, tossicologi forensi, rende quest’opera letteraria completa sia per un approccio scientifico (ricco di termini forensi, chimici, medici, ecc… ) che meramente divulgativo. La lettura è facilitata da un racconto colto ma al tempo stesso accattivante: note e bibliografia aiutano nella comprensione delle vicende qui riportate.  Inizialmente la fa da padrone l’arsenico (“principe dei veleni e veleno dei principi”), ma nello scorrere delle pagine apprendiamo l’uso di altri prodotti venefici. Suddiviso per capitoli il testo raccoglie e descrive famosi casi storici di morte per avvelenamento: dalla morte di Arrigo VII di Lussemburgo (1313) a quella di Francesco I de’ Medici (1587), dalla presunta morte di Napoleone I (1821) al più recente caso Nigrisoli (1964).   Gli autori riescono a coinvolgere il lettore d’oggi in questi casi che appassionarono e divisero il pubblico del tempo. Da parte mia ho apprezzato da punto di vista letterario i primi capitoli, legati ad epoche storiche più lontane ed avvolte da vicende di per sé affascinanti, dove tradimenti e gelosie, potere e ricchezza, muovevano gli interessi degli uni contro gli altri. Come chimico, ho gustato i casi più recenti dove la scienza chimica si stava affermando anche con valenza tossicologica, con tecniche che seppur primordiali riuscivano a determinare la presenza anche di tracce di arsenico.  Indicato anche a Medici ed Avvocati. Voto: 6+

 

Questo volume, edito da Guanda nel 2004, è un romanzo, vincitore del premio Campiello 2004, dal titolo “Una barca nel bosco” (di cui non credo di aver compreso appieno il senso), scritto da una professoressa di lettere presso un liceo scientifico di Torino: Paola Mastrocola, di cui avevo letto tempo fa’ i suoi giudizi sulla nostra scuola d’oggi, tanto da farle scrivere un saggio dal titolo: “La scuola raccontata al mio cane”. L’ho comperato, questo libro, per regalarlo a mia figlia, adolescente, perché già nella breve presentazione, in quarta di copertina, mi aveva colpito. Prima però l'ho voluto leggere io ed ho fatto bene: divorato in pochi giorni, ho sorriso e pianto sulle pagine più belle di questa storia fantastica di un ragazzo che lasciando la sua isola approda a Torino, per seguire il suggerimento di una sua insegnante di latino delle medie. Attraverso il dipanarsi delle vicende del protagonista, l’autrice descrive, col linguaggio dei giovani d’oggi ma accettabilissimo e gradevolissimo anche da un cinquantenne come me, le problematiche degli adolescenti e della scuola superiore, senza risparmiare critiche o lodi a nessuno. Spassosissimi i primi giorni al liceo, dove un ragazzo arrivato per studiare latino, viene bombardato da “settimane dell’accoglienza”, professori che fanno tutto tranne che spiegare (“ di latino è da due mesi che siamo a pagina 12” )…

Indicato non solo a Docenti, anche a genitori e nonni.  Voto: 8+

 

      Noi ricordiamo Pitagora per il suo teorema, che possiamo affermare così: “la somma dei quadrati dei cateti di un triangolo rettangolo è uguale al quadrato dell’ipotenusa”, ovvero simbolicamente:

 x2 + y2 = z2.

Ma forse quello che non sappiamo è che tale affermazione era effettivamente nota ai cinesi e ai babilonesi, mille anni prima! Ma ancora più stupefacente, ed è per questo che prese il suo nome, è sapere come Pitagora giunse a definire che questo teorema fosse valido per tutti i triangoli rettangoli, nessuno escluso. La dimostrazione la troverete nel volume di Simon Singh “L’ultimo teorema di Fermat” Milano 2006 BUR Saggi, dove è narrata in modo avvincente la storia di un teorema (quello di Pierre de Fermat, appunto, matematico francese del XVII secolo) e di colui che dopo oltre tre secoli e mezzo ne trovò la soluzione: Andrew Wiles, matematico inglese della Pinceton University.

Mi permetto di suggerirne la lettura, perché il testo (ed il contenuto) reso comprensibile e chiaro per chiunque, anche chi non sa nulla di matematica, è ricco di quesiti ed enigmi matematici completi della relativa soluzione, che non possono non affascinare e colpire la nostra logica.

 

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