(le mie letture)
Questo volume invece è un saggio, scritto da dei chimici: Francesco Mari ed Elisabetta Bertol. L’argomento è suggestivo per quanto inquietante, dal titolo: “Veleni – intrighi e delitti nei secoli”, edito da Le Lettere nel 2001. L’attività degli autori, tossicologi forensi, rende quest’opera letteraria completa sia per un approccio scientifico (ricco di termini forensi, chimici, medici, ecc… ) che meramente divulgativo. La lettura è facilitata da un racconto colto ma al tempo stesso accattivante: note e bibliografia aiutano nella comprensione delle vicende qui riportate. Inizialmente la fa da padrone l’arsenico (“principe dei veleni e veleno dei principi”), ma nello scorrere delle pagine apprendiamo l’uso di altri prodotti venefici. Suddiviso per capitoli il testo raccoglie e descrive famosi casi storici di morte per avvelenamento: dalla morte di Arrigo VII di Lussemburgo (1313) a quella di Francesco I de’ Medici (1587), dalla presunta morte di Napoleone I (1821) al più recente caso Nigrisoli (1964). Gli autori riescono a coinvolgere il lettore d’oggi in questi casi che appassionarono e divisero il pubblico del tempo. Da parte mia ho apprezzato da punto di vista letterario i primi capitoli, legati ad epoche storiche più lontane ed avvolte da vicende di per sé affascinanti, dove tradimenti e gelosie, potere e ricchezza, muovevano gli interessi degli uni contro gli altri. Come chimico, ho gustato i casi più recenti dove la scienza chimica si stava affermando anche con valenza tossicologica, con tecniche che seppur primordiali riuscivano a determinare la presenza anche di tracce di arsenico. Indicato anche a Medici ed Avvocati. Voto: 6+ |
Questo
volume, edito da Guanda
nel 2004, è un romanzo, vincitore del premio Campiello 2004, dal titolo “Una
barca nel bosco” (di cui non credo di aver compreso appieno il
senso), scritto da una professoressa di lettere presso un liceo
scientifico di Torino: Paola
Mastrocola, di cui avevo letto tempo fa’ i suoi giudizi sulla nostra
scuola d’oggi, tanto da farle scrivere un saggio dal titolo: “La scuola raccontata al mio cane”. L’ho comperato,
questo libro, per regalarlo a mia figlia, adolescente, perché già nella
breve presentazione, in quarta di copertina, mi aveva colpito. Prima però
l'ho voluto leggere io ed ho fatto bene: divorato in pochi giorni, ho
sorriso e pianto sulle pagine più belle di questa storia fantastica di un
ragazzo che lasciando la sua isola approda a Torino, per seguire il
suggerimento di una sua insegnante di latino delle medie. Attraverso il
dipanarsi delle vicende del protagonista, l’autrice descrive, col
linguaggio dei giovani d’oggi ma accettabilissimo e gradevolissimo anche
da un cinquantenne come me, le problematiche degli adolescenti e della
scuola superiore, senza risparmiare critiche o lodi a nessuno.
Spassosissimi i primi giorni al liceo, dove un ragazzo arrivato per
studiare latino, viene bombardato da “settimane dell’accoglienza”,
professori che fanno tutto tranne che spiegare (“ di latino è da due
mesi che siamo a pagina |
Ma
forse quello che non sappiamo è che tale affermazione era effettivamente
nota ai cinesi e ai babilonesi, mille anni prima! Ma ancora più
stupefacente, ed è per questo che prese il suo nome, è sapere come
Pitagora giunse a definire che questo teorema fosse valido per tutti i
triangoli rettangoli, nessuno escluso. La dimostrazione la troverete nel
volume di Simon Singh “L’ultimo
teorema di Fermat” Milano 2006 BUR Saggi, dove è narrata in
modo avvincente la storia di un teorema (quello di Pierre
de Fermat, appunto, matematico francese del XVII secolo) e di colui
che dopo oltre tre secoli e mezzo ne trovò la soluzione: Andrew
Wiles, matematico inglese della Pinceton University. Mi
permetto di suggerirne la lettura, perché il testo (ed il contenuto) reso
comprensibile e chiaro per chiunque, anche chi non sa nulla di matematica,
è ricco di quesiti ed enigmi matematici completi della relativa
soluzione, che non possono non affascinare e colpire la nostra logica.
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